Quella volta che…
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- Cittadinanza digitale
- Consapevolezza e responsabilità
- Influencer
- Social
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- Area Umanistico-Letteraria
- Educazione Civica
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- Comunicazione nella madrelingua
- Competenza digitale
- Competenze sociali e civiche
- Consapevolezza ed espressione culturale
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- 03. Le parole danno forma al pensiero
- 06. Le parole hanno conseguenze
- 10. Anche il silenzio comunica
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• I pensieri hanno sempre la stessa forma quando vengono espressi?
• Se ci si prende più tempo per dire ciò che si pensa, il risultato è lo stesso?
• Quando si scrive un messaggio, si riescono a raccontare ugualmente i propri pensieri?
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L’insegnante introduce il tema dell’attività: il focus sarà il principio 3 del Manifesto.
Questo principio rappresenta bene la base della comunicazione: esprimersi significa proprio raccontare qualcosa che ci riguarda. E cosa ci riguarda di più dei nostri pensieri? Sono nostri, li abbiamo nella nostra testa e li raccontiamo nei nostri discorsi: riusciamo a presentarli, quindi, attraverso le parole che scegliamo. A seconda di come li raccontiamo, permettiamo agli altri di capirli: dunque, è importante la “forma” che diamo ai nostri pensieri.
L’insegnante pone l’attenzione sul fatto che è importante prendersi cura delle parole e imparare ad utilizzarle al momento opportuno, scegliendo sempre quelle più adatte.
Certo, non è semplicissimo saper scegliere – specialmente perché ci sembra sempre di non avere tanto tempo – e a volte può essere necessario aspettare un po’ di più, prima di dire qualcosa, ma è bello sapere di aver utilizzato proprio la parola più giusta!
Questo vale ovviamente per la comunicazione di tutti i giorni, ma è importante soprattutto per la comunicazione online: quando scriviamo a qualcuno/a i nostri pensieri, quando diciamo qualcosa di noi, rimane lì ed è difficile – se non impossibile – da cancellare. Vale la pena quindi scegliere bene anche le parole da scrivere.
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L’insegnante seguita dunque a presentare l’attività e chiederà a ciascun alunno/a di riportare sulla parte alta di un foglio bianco diviso in 2 parti le frasi “Quella volta che… ho detto, ma potevo dire…” e “Quella volta che… ho scritto, ma potevo scrivere…”.
Ognuno/a riporta nelle due aree del foglio il racconto di episodi in cui, prendendosi più tempo, avrebbe utilizzato parole diverse e maggiormente in grado di esprimere il proprio pensiero.
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L’insegnante sorteggia alcuni alunni/e e chiede loro di drammatizzare uno degli episodi descritti: possono ovviamente servirsi dell’aiuto di compagni/e, che interpreteranno gli altri personaggi coinvolti. Avvia poi una riflessione su come e quali parole potevano essere utilizzate in quel caso.
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Per dare continuità a quest’attività e favorire la riflessione sulla scelta delle parole da usare, l’insegnante potrebbe creare un padlet in cui allievi e allieve possano riportare i propri pensieri sulla settimana scolastica trascorsa.
Unica regola: trovare, con calma e nei tempi giusti, le parole più adatte da utilizzare.
L’insegnante può inoltre proporre ad alunni e alunne la lettura autonoma del terzo capitolo del libro “Penso Parlo Posto. Breve guida alla comunicazione non ostile” di Carlotta Cubeddu e Federico Taddia, illustrazioni di Gud, Il Castoro, 2019, chiedendo di utilizzare le domande presenti nel testo come spunto di riflessione.
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