La sfida di non accettare la sfida
Dinamiche di imitazione, emulazione e appartenenza al gruppo dei pari: visibilità e popolarità. La consapevolezza di sé, il coraggio, conoscere possibili rischi e pericoli insiti nel divertimento. In collaborazione con Fondazione Carolina
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- 03. Le parole danno forma al pensiero
- 06. Le parole hanno conseguenze
- 10. Anche il silenzio comunica
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• Cosa mi spinge a mettere in atto comportamenti di emulazione e di ricerca di attenzione da parte degli altri?
• La vera sfida è non accettare sfide?
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Per lo svolgimento di questo step utilizza carta, penna e la tabella qui sotto
Ad ogni alunno viene consegnata una scheda con una tabella. Dopo aver letto con attenzione le situazioni riportate dovrà fare una x nella colonna “Ce l’ho” se si riconosce in quanto descritto oppure nella casella “Mi manca” se non ritiene che lo rappresenti con le seguenti voci:
- Stare simpatico ai miei compagni
- Desiderare di essere come qualcun altro
- Ricevere complimenti
- Essere apprezzato dagli adulti che mi stanno vicino
- Mostrare le mie abilità agli altri (“fare vedere che sono bravo/a a fare qualcosa”)
- Sentirsi dire “quanto vorrei essere come te!”
- Far parte di un gruppo di amici
Dovrebbero essere bisogni comuni alla quasi totalità della classe, il/la docente dovrebbe quindi farlo notare e chiedere come mai tutti questi aspetti sono comuni alla classe, inoltre può anche chiedere: “Pensate che desiderare di essere come qualcun altro (o un altro esempio) sia qualcosa di sbagliato? Perché siamo così contenti quando ci viene fatto un complimento?”
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Attiva la riflessione
I bisogni di approvazione, imitazione, appartenenza al gruppo, accettazione, visibilità e popolarità sono umani, fisiologici e sono da sempre importanti per il processo di crescita dell’uomo.
In Rete il bisogno di essere visibili, riconoscibili/riconosciuti è amplificato ed è anche il frutto del contesto socioculturale in cui siamo immersi (e delle caratteristiche della Rete stessa). È necessario quindi imparare a farlo senza danneggiarsi e cercando modi (anche sfidanti) per crescere e far crescere i propri talenti.
Sono gli stessi bisogni (approvazione, emulazione, accettazione, visibilità…) che tendenzialmente spingono i ragazzi a partecipare alle challenge; la vera sfida è trovare modalità più funzionali e non dannose per soddisfarli!
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Creazione di attività assieme agli alunni
Riprendendo la riflessione circa le sfide, l’insegnante sottolinea come le sfide possano essere occasioni di crescita personale e interpersonale, che arricchiscono il nostro “bagaglio di competenze”.
Ogni alunno/a è invitato a pensare e inventare una sfida a partire dalle proprie qualità e competenze che dovranno essere condivise con i propri compagni e futuri sfidanti: ognuno è invitato a identificare un proprio talento personale e a costruire una sfida che si possa svolgere in aula, scrivendone le regole e le condizioni (es.: sono brava a fare gli origami, sfiderò un mio compagno a realizzarne uno dopo avergli mostrato la tecnica!). Gli alunni si sfideranno a turno.
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Attiva la riflessione utilizzando il Manifesto
L’insegnante guiderà la riflessione, basandosi sul Manifesto della comunicazione non ostile e sottolineando la differenza tra una challenge in Rete, che può far acquisire popolarità in maniera semplice, veloce, immediata, ma che può danneggiare sé stessi e gli altri (come avviene anche con il sexting), e una sfida come quella appena effettuata dove sono in gioco i veri talenti di ciascuno, che devono essere coltivati e allenati anche con fatica, ma che possono portare una popolarità positiva e che stimola il processo di crescita.
Anche in Rete è possibile coltivare i propri talenti, l’importante è che in gioco non vengano messi la vita, la salute, l’intimità, la riservatezza, gli affetti.
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In rete ci sono molte challenge: alcune sono pericolose ed è più intelligente imparare a dire di no a una sfida che farsi male; altre sono divertenti o innocue (come la Water bottle flip challenge che consisteva nel lanciare in aria una bottiglietta d’acqua parzialmente riempita facendole fare una capriola, per poi riuscire a farla atterrare sulla base).
Alcune challenge nascono per sensibilizzare su alcuni temi, come la Ice Bucket Challenge che è stata una campagna virale lanciata dalla ALS Association con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e stimolare le donazioni per la ricerca.
Altre sfide ancora, come la Trashtag Challenge, che consiste nel pulire una zona, condividendo una foto del prima e del dopo con l’hashtag #trashtag, veicolano comportamenti positivi.
Sfidiamo i ragazzi a immaginare (e se possibile lanciare alle altre classi oppure sul sito o profili social della scuola) una sfida social positiva che sensibilizzi su un tema specifico o che veicoli comportamenti positivi!
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