Il pianto che non si vede
-
- Inclusione
- Cittadinanza digitale
- Consapevolezza e responsabilità
- Cyberbullismo - bullismo
- Collaborazione
- Emozioni
-
- Area Umanistico-Letteraria
- Educazione Civica
-
- Competenze sociali e civiche
- Comunicazione nella madrelingua
- Imparare a imparare
- Competenza digitale
-
- 03. Le parole danno forma al pensiero
- 10. Anche il silenzio comunica
- 06. Le parole hanno conseguenze
-
• Quanto male possono fare le parole (e le immagini) che affido alla Rete?
• Può il silenzio interrompere una catena di parole inutili, superficiali o addirittura dannose?
• Come posso costruire ponti per aiutare chi è rimasto/a “intrappolato/a nella rete”?
-
Leggi la storia / Guarda il video
L’insegnante introduce il tema della scheda, ovvero fatti concreti, volti, storie, silenziose urla di dolore nella rete, attraverso l’ascolto o lettura della storia di Carolina Picchio, disponibile sulla pagina Facebook di Massimo Gramellini.
Promuove altresì un momento di silenzio per lasciare spazio alla riflessione individuale, guidata dalle seguenti domande:
- Mi è capitato di usare e/o condividere parole o immagini che hanno o potrebbero aver fatto soffrire qualcuno/a?
- Ci sono volti e storie che conosco e che mi fanno intuire urla silenziose di dolore nella rete?
- Quali emozioni e riflessioni ha risvegliato in me la storia di Carolina? (annoto i miei pensieri in silenzio, anche in ordine sparso, sul quaderno; liberamente ne condivido qualcuno).
-
Lettura della Poesia “Sono una creatura” di Giuseppe Ungaretti.
L’insegnante, successivamente, invita la classe a fermarsi, riflettere, provare a capire gli stati d’animo mediante la lettura e la comprensione della poesia di Ungaretti “Sono una creatura”. Dopo aver letto il testo almeno due volte, si proporrà una breve contestualizzazione e attualizzazione del testo alla luce delle seguenti domande:
- Che cos’è, nella Rete, “il mio pianto che non si vede”? Come posso imparare a… vederlo?
- Che cosa esprime ciascun aggettivo utilizzato dal poeta nella prima strofa, se riferito allo stato d’animo di chi è rimasto/a intrappolato/a nella rete?
- Che cosa significa che le parole (e immagini) che condivido sulla rete possono portare la morte o la vita (“La morte si sconta vivendo”)?
- Ripensando ai principi 10 e 5 del Manifesto, quando è opportuno scegliere il silenzio? E con quali parole, d’altra parte, posso costruire una rete di salvezza per chi è in difficoltà?
-
Su una bacheca virtuale (per esempio un padlet di classe) si potrebbe chiedere alla classe di scrivere dei post rivolti a chi, in questo momento, è intrappolato/a nella rete per mettere in circolo e diffondere la pratica delle parole “con stile” e costruire una rete di salvataggio preventiva per chi è in difficoltà.
Hai completato l'attività? Inviaci la tua valutazione, entra ufficialmente nella community!
La tua opinione è importante, ci permette di rafforzare la community di #paroleostili e migliorare l’esperienza didattica.
Compila il form ogni volta che hai completato l’attività con una delle tue classi. Grazie ❤️
In questa sezione troverai le esperienze di chi ha lavorato con l'attività proposta attraverso un racconto di foto e video! Prendi spunto, fatti un'idea e se vuoi condividi la tua esperienza con gli altri raccontando com'è andata (se trovi la sezione vuota, apri le danze ;) )