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Infanzia

Piccola guida anti parole appuntite

Certe volte può capitare di essere così arrabbiati da dire agli altri parole che feriscono. Evitare di farlo è la cosa migliore, ma se succede, accorgersene e chiedere scusa è davvero importante.

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    • 09. Gli insulti non sono argomenti
    • • Cosa succede se abbiamo idee diverse dalle altre persone?

      • Cosa possiamo fare per tornare ad essere amici e amiche dopo esserci allontanati/e?

      • Si può discutere senza offendere gli altri?

Svolgimento
60'
  • Leggi il nono principio del Manifesto della comunicazione non ostile per l’infanzia

    L’insegnante introduce quello del conflitto leggendo il nono principio del Manifesto della comunicazione non ostile. Chiede quindi a bambini/e se hanno mai litigato con un’altra persona e, in caso di risposta affermativa, per quale motivo.

    L’insegnante spiega che può capitare di litigare, anche se è una cosa brutta, ma che l’importante è non usare nelle discussioni “parole appuntite”, quelle parole cioè che feriscono e offendono le persone con cui si parla facendole arrabbiare o rimanere male, anche quando si ha ragione. Al posto di urlare, ricordiamoci che possiamo parlare.

    Urlare o usare parole appuntite è come cercare di aprire una porta a calci: o non si apre o si rompe. Allo stesso modo, quando si parla con qualcuno/a, se si grida o se usano le parole sbagliate non si viene ascoltati/e e si corre il rischio di rovinare l’amicizia.

    A questo punto è importante dedicare uno spazio per raccogliere le esperienze e i racconti dei bambini sul tema.

  • Mostra le chiavi

    Le chiavi magiche (da scaricare e stampare)

    L’insegnante presenta l’attività raccontando di aver ricevuto cinque chiavi speciali, da usare nelle discussioni per evitare di aprire le porte a calci e martellate, e di averle nascoste nella classe (o in giardino). Si tratta di chiavi che permettono di aprire il proprio cuore e quello delle altre persone durante i litigi, e i bambini/e sono dunque invitati/e a cercarle anche con l’aiuto di piccoli indovinelli.

    • Prima chiave (simbolo dell’ascolto): ascoltare con attenzione, anche se non si è d’accordo, per potersi confrontare meglio.
    • Seconda chiave (simbolo della domanda): fare delle domande per capire bene che cosa pensa o prova la persona con cui si discute e per cambiare idea o, eventualmente, trovare un accordo.
    • Terza chiave (simbolo del cuore): spiegare bene come ci si sente e che cosa si desidera usando le parole del cuore.
    • Quarta chiave (simbolo del sorriso): esercitare la pazienza parlando senza gridare, con calma e con il sorriso.
    • Quinta chiave (simbolo della pace): fare la pace, chiedendo scusa per primi/e per le parole appuntite eventualmente dette. È una chiave da usare se si è davvero dispiaciuti/e per sanare l’amicizia.

    L’insegnante, chiedendo di fare qualche esempio a partire dalla propria esperienza personale, pone a bambini/e le seguenti domande: con chi hai litigato e perché? Ti è mai capitato di usare una di queste chiavi magiche? Che cos’è successo dopo?

  • Ritaglia e colora le chiavi magiche

    Le chiavi magiche (da scaricare e stampare)

    A ogni allievo/a vengono consegnate le cinque chiavi (ascolto, domando, mi sento…, sono paziente, chiedo scusa), che possono essere abbellite, colorate a piacere e ritagliate.

    L’insegnante chiede a bambini/e di esercitarsi a utilizzare le cinque chiavi magiche quando discutono o litigano con una persona al posto di urlare parole appuntite, che offendono e fanno male. 

    Per concludere l’incontro, bambini/e vengono invitati/e, se lo desiderano (solo se lo desiderano), a chiedere scusa a qualcuno/a in classe o a casa oppure a spiegare i motivi del proprio disaccordo con qualcuno, senza urlare e usando le “chiavi” per litigare bene.

  • L’insegnante, a seconda dell’età dei bambini/e e con parole adatte, può spiegare che anche in Internet può capitare di incontrare i “troll” (vengono chiamati proprio come gli gnomi dispettosi e molto monelli), ovvero persone che scrivono commenti solo con l’intenzione di litigare, infastidire e far arrabbiare gli/le altri/e, e chiede a bambini/e per quale motivo secondo loro ciò avvenga, guidando la riflessione. Si potrebbe concludere che i troll siano persone annoiate, tristi o arrabbiate che usano parole appuntite perché non sanno oppure si sono dimenticati che, come dice il Manifesto della comunicazione non ostile, le parole sono importanti e vanno scelte con cura.

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